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La sinonimìa (dal greco synōnymía, «comunanza di nome») in semantica indica la relazione che c'è tra due lessemi che hanno lo stesso significato. È dunque la relazione opposta all'antonimia.

Il riconoscimento di sinonimi può essere guidato dal criterio della sostituibilità, ma la sostituibilità assoluta di due parole non è accettabile. Il rapporto significato, significante e referente extralinguistico è unico e irripetibile singolarmente solo per ogni parola.

Gli aggettivi vengono tradizionalmente divisi in due classi:

aggettivi qualificativi (forte, "grande", bello, rettangolare, parco, goloso, giallo, vecchio etc);
aggettivi determinativi o indicativi, che specificano il nome su piani diversi da quello qualitativo e si dividono a loro volta in:

aggettivi possessivi (mia, vostre, suo etc);
aggettivi numerali (cardinali: due, trentatré etc; ordinali: primo, quarantatreesimo etc);
aggettivi dimostrativi (questo, quello etc);
aggettivi indefiniti (alcuni, tutti, nessuna, pochi etc);
aggettivi interrogativi ed esclamativi (quale?, quanti?, quale gioia!, ma che onore! etc).

Gli aggettivi qualificativi esprimono una specifica qualità del nome cui corrispondono: aspetto, colore, forma, grandezza, ma anche qualità morali o intellettuali.
I determinativi rinviano piuttosto a nozioni quali quelle di appartenenza o di quantità (definita o meno) o, ancora, hanno funzione deittica.

I qualificativi sono una lista "aperta", cioè indefinitamente dilatabile, secondo il principio della produttività delle lingue, mentre i determinativi sono una lista "chiusa".

L'inserimento tra gli "aggettivi" di alcune di queste categorie è per molti versi convenzionale, in quanto numerali, indefiniti e interrogativi hanno diverse caratteristiche proprie che, in linguistica generale, ne fanno delle categorie distinte dall'aggettivo. Per esempio, in italiano tendono a porsi sempre prima del nome (come i determinanti). Se preceduto da un artticolo determinativo l'aggettivo diventa sostantivo (definito aggettivo sostantivato), ad esempio: l'inconscio.

L'aggettivo, in rapporto al nome, può avere due funzioni:

attributiva quando si unisce direttamente al nome
predicativa quando, in un predicato nominale, costituisce la parte nominale, congiunta al soggetto dalla copula.


Fonte WIKIPEDIA



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Dal greco didàsko (insegno), la didattica è la teoria e la pratica dell'insegnare.
La didattica è la scienza della comunicazione e della relazione educativa.
L'oggetto specifico della didattica è lo studio della pratica d'insegnamento, quindi un progetto mirato, razionale: è un vero e proprio "congegno sociale" mirato e progettato. Questa strategia didattica concerne in che modo si debba insegnare, dando uno scopo all'insegnamento; chi insegna (docente) avrà la capacità di trasmettere in modo esatto il proprio messaggio, facilitando l'apprendimento dell'allievo (discente).

Come è possibile questo?

È possibile grazie ad un processo di educazione autogestito, poiché educare significa far venir fuori se stessi ed il docente ha il compito di far comprendere al discente di essere se stesso attraverso il "non fare", quindi a scoprirsi, a mostrarsi così come si è, manifestando la propria autenticità. L'educatore non ostacolerà il processo di maturazione autogestita del discente (auto-insegnamento) poiché, sarà il primo ad essere autentico con i suoi alunni.
Fonte: Wikipedia

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